Somatizzazione Positiva
Quando, a causa di conflitti mentali, una persona passa da un equilibrio ad un altro (energeticamente meno economico) si verifica la somatizzazione: la comparsa di un sintomo fisico organizzato dalla coscienza per segnalare alla mente la presenza di un processo disfunzionale.
Il disturbo di somatizzazione, noto sin dall’antichità nelle manifestazioni isteriche, è stato ampiamente studiato nel corso dei secoli, fino ad arrivare alle classificazioni freudiane dei “disturbi di conversione” e alla nascita della medicina psicosomatica. Il termine “disturbo di somatizzazione” è diventato di uso comune negli Stati Uniti con la sua introduzione nella terza edizione del DSM (DSM-III) nel 1980.
Appare immediatamente chiaro che il termine somatizzazione, essendo nato in ambito psicopatologico, è stato relegato all’accezione “negativa”, quale espressione di un’alterazione omeostatica. Ma perché, allora, non parlare di “somatizzazione positiva” per descrivere ogni processo in grado di agire favorevolmente sulla funzionalità dell’organismo? Una riuscita elaborazione mentale di un conflitto, sbloccando i circuiti delle 4 sfere, permette un maggior grado di coscienza, un equilibrio energetico più economico e quindi una migliore omeostasi.
Tutto ciò concorre a generare un vissuto soggettivo psicofisiologico di benessere. Possiamo considerare perciò “terapeutico” qualsiasi “approccio” che stimoli “somatizzazioni positive”, quali ad esempio le asanas dell’hatha yoga.
La stretta interconnessione tra la fisiologia e le dinamiche mentali è sostenuta da alcune discipline scientifiche come la psicofisiologia. Tale approccio ha avuto il merito di gettare le basi di una psicologia del benessere partendo dall’analisi della funzionalità di un organismo sano.
È facile osservare, in concomitanza della risoluzione di tensioni fisiche, veri e propri momenti di espansione dell’intelligenza intrapersonale: contenuti mentali fino a quel momento in conflitto, o totalmente inconsapevoli, diventano disponibili alla coscienza, che crea degli schemi cognitivi e mentali più coerenti ed efficaci.
Conseguentemente all’ottimizzazione del sistema mentale, l’individuo ha anche a disposizione un’ampia gamma di comportamenti tra cui scegliere quello, di volta in volta, più adattivo al contesto ambientale. Possiamo dire che è la volontà di adattarsi maggiormente agli eventi a spingere l’essere ad apprendere nuove modalità e a sbloccare le rigidità comportamentali.