Indagine Chimico-Alimentare

Già le civiltà più antiche, come quella egizia, sostenevano che “noi siamo ciò che mangiamo”. Si può aggiungere che “noi mangiamo ciò che siamo”, ossia tendiamo a scegliere il cibo in base alla nostra condizione psicofisica. La condizione della seconda sfera influenza, infatti, in modo significativo l’elaborazione, l’assimilazione e l’escrezione degli elementi nutritivi ingeriti. Per esempio, una mente sotto pressione, per rilassarsi, potrebbe essere indotta a incrementare l’assunzione di dolci e di alcool.

La scelta del cibo è il portato dell’interazione tra gli schemi mentali della seconda sfera e quelli cognitivi della quarta, che recepisce le istanze provenienti anche dalla sessualità e dall’affettività. Si può quindi instaurare un circolo vizioso in cui gli atteggiamenti alimentari disadattivi compromettono l’evoluzione degli schemi mentali e cognitivi che, a loro volta, rafforzano la scelta disfunzionale. Troviamo, quindi, opportuno e utile mettere in luce gli atteggiamenti e i comportamenti sclerotizzati tramite una raccolta anamnestica delle abitudini alimentari.

Altrettanto importante è l’indagine sulla quantità e la qualità dei minerali presenti nell’organismo e il loro bilanciamento. Alcuni elementi chimici sono tossici perché, anche in quantità minime, interferiscono con il normale funzionamento dell’organismo. Ad esempio, metalli come mercurio e piombo possono indurre gravi alterazioni della psiche.

Gli elementi devono essere presenti nel corpo umano in piccole ma ben precise quantità, poiché essi svolgono funzioni chiave nei processi enzimatici (in qualità di “cofattori”), nei meccanismi di trasporto e di comunicazione sia intra- che inter-cellulare. Inoltre la quantità relativa degli elementi influenza in modo preponderante il sistema ormonale ed il metabolismo (anabolismo e catabolismo). La valutazione non può, però, essere effettuata solo su un singolo minerale ma bisogna tenere conto delle sinergie fra i vari elementi. Occorre, quindi, considerare i loro rapporti reciproci (per esempio, il rapporto sodio/potassio, calcio/magnesio…) che si sono dimostrati buoni indicatori delle funzionalità psicofisiologiche. A questo scopo il terapeuta già nelle prime fasi del trattamento richiede l’analisi minerale tissutale (Tissutal Mineral Analysis – TMA) o mineralogramma. Questo strumento d’indagine, basato sulla biopsia minerale del capello, dà un primo quadro psicofisiologico che va correlato con l’analisi delle abitudini alimentari. Per una completa valutazione della condizione di un individuo, la diagnosi chimico alimentare deve essere utilizzata in combinazione con tutti gli altri livelli di indagine.