L’io transito di forme nel vuoto

Eccedere nell’attaccamento verso gli oggetti è un trattenere e non distribuire niente di noi stessi


Il pronome “io” ha a che fare strettamente con l′aggettivo possessivo “mio” e quando eccediamo nell’attaccamento verso gli oggetti mostriamo un comportamento fortemente egocentrico ed egoistico, come a trattenere e non distribuire niente di noi stessi. È proprio questo atteggiamento della seconda sfera all’origine di patologie specifiche e sistemiche.

Osservando la localizzazione della seconda sfera, quella dell’io, notiamo che è l’unica zona senza strutture ossee di protezione: si trova, perciò, “esposta”. Questa area contiene organi “molli” come stomaco, fegato, pancreas, reni, ecc. deputati a svolgere compiti di selezione e di assorbimento degli elementi nutritivi e dell’acqua. Tali organi tuttavia non trattengono nulla per sé, in quanto ridistribuiscono tutto all’intero organismo. Nel momento in cui è impedito il naturale transito degli elementi e la loro trasformazione metabolica in energia, la funzione espletata diviene patologica con la conseguente formazione di calcoli renali e biliari, di gastriti e ulcere, ecc.

È importante sottolineare che nell’area dell’identità ha sede il cervello enterico, il quale invia al Sistema Nervoso Centrale più informazioni di quante ne riceva, condizionando così fortemente l’area della comprensione. Tutti, ad esempio, sappiamo per esperienza come la digestione di cibi pesanti influisca negativamente sulla lucidità del ragionamento.

Ciò che “nutre” l’io deve essere metabolizzato, assimilato e le sue scorie devono essere eliminate, parimenti agli alimenti che provvedono al sostentamento energetico del corpo.

Le esperienze che viviamo, e che ci servono per evolvere sono nutrimento per la nostra personalità ma, una volta selezionate e filtrate opportunamente, vanno lasciate andare, fatte fluire via. In pratica gli atteggiamenti che assumiamo sono funzionali solo se li consideriamo di passaggio, se li usiamo momentaneamente, se non li cristallizziamo in identità rigide.

Per divenire coscienti di “recitare” un ruolo in modo ripetitivo è necessario l’apporto della quarta sfera (della comprensione) che, in modo analogo, sintetizza e attribuisce significato alle esperienze, utilizzando schemi cognitivi diversificati secondo il contesto. In tal modo l’area della comprensione “fa” spazio e si predispone a nuovi orizzonti.