Intervento Cognitivo

Rientrano nell’intervento cognitivo tutti i metodi volti a stimolare l’espansione della coscienza, che può presentare, oltre ai limiti spontaneamente dovuti al percorso evolutivo, delle barriere createsi in concomitanza con traumi di diversa natura. Inoltre, la tendenza a sottrarsi alle sperimentazioni può far permanere zone non sperimentate all’interno della sfera che, in questo caso, non acquisisce la capacità di elaborare le informazioni. Si può immaginare il sistema mentale come una città in cui l’essere tende a ripercorrere sempre le stesse strade, a bloccarsi di fronte ad eventuali barriere o interruzioni per “lavori in corso”.

Questa metafora si presta anche a descrivere quanto avviene nelle reti neurali – correlato anatomico degli schemi cognitivi – quando, a causa dell’espansione della coscienza, intervengono fenomeni di plasticità neurale: si ampliano gli schemi cognitivi, si induce neurogenesi e rimodellamento dendritico nelle reti neuronali, si formano nuovi collegamenti e circuiti alternativi.

Il cervello è una città immensa, dalle cui “piazze” (i neuroni) partono numerosissime strade (i collegamenti con le altre cellule). Quando si creano degli “intasamenti”, ad esempio con la rabbia, si bloccano le uscite, si stabiliscono “divieti di transito” e “sensi unici”: si riducono perciò i collegamenti neurologici. Le difficoltà e i disturbi sono dovuti ai sensi unici, al voler restare in un quartiere che si conosce per paura di visitarne di nuovi (ad esempio, quando si afferma: “perché io sono fatto così, e non posso pensare in maniera diversa”). Quando, invece, si cerca di trovare un circuito alternativo, si costruisce un ponte su una strada bloccata.

È necessario riorganizzarsi, ricostruendo i collegamenti attraverso un’adeguata stimolazione del sistema nervoso. Maggiori sono le informazioni che si riescono ad elaborare, maggiore sarà l’incremento dei collegamenti neurali. In questo modo sarà possibile trovare percorsi alternativi alle strade bloccate.
Fare una mappa della città serve per andare dove si vuole, per non incappare in sensi unici o in lavori in corso e per affrontare quello che fa paura.

È di fondamentale importanza ricordare che, nel conteso terapeutico, la funzione conoscitiva assume un ruolo strategico nel facilitare il processo evolutivo dell’essere: l’assimilazione d’informazioni scientifiche e filosofiche ottimizza le funzioni mentali offrendo nuovi orizzonti alla coscienza.

L’intervento cognitivo tende a rendere più adattivi i comportamenti sessuali, assimilativi, affettivi ed esplorativi e a promuovere diverse modalità comportamentali in contesti ambientali nuovi. Strumento privilegiato del trattamento cognitivo è l’analisi del linguaggio, che permette di individuare gli ambiti comportamentali compromessi e le aree mentali interessate. Infatti, i meccanismi di distorsione della mente vengono spesso sostenuti da parole ingannevoli che rivestono ruoli “chiave” nel vissuto del soggetto. Queste rivelano una virtualizzazione della realtà estremamente soggettiva che sottrae importanti informazioni al potenziale elaborativo del sistema mentale. Con tale stratagemma la mente s’illude di modificare o cancellare eventi fastidiosi o dolorosi. Attraverso la terapia è possibile ampliare il valore semantico e la profondità emotiva di determinate parole, e la completa sostituzione dei termini disfunzionali. Si restituisce, in tal modo, fluidità al pensiero e nuova coerenza agli schemi cognitivi.